
La portulcaca è una pianta selvatica commestibile.
Erbacea succulenta (o grassa) e tipicamente marittima, la portulaca è diffusa spontaneamente in tutti i litorali costieri del Bacino Mediterraneo. In agricoltura se ne producono molte tipologie differenti, tutte di piccole dimensioni.
In ambito nutrizionale la portulaca è catalogata nel VI gruppo fondamentale degli alimenti: “Ortaggi e Frutti Fonti di vitamina A”. In cucina viene utilizzata principalmente come contorno crudo o cotto, e in veste di ingrediente principale o secondario per alcune ricette più elaborate.
La portulaca raggiunge al massimo i 40 cm di altezza. Ha uno stelo liscio e rossastro, prostrato, dal quale spuntano numerose foglie alternate e raggruppate alla base dell’inserzione. I fiori sono color giallo ed hanno cinque petali regolari, larghi fino a 6 millimetri, a forma di cuore; sbocciano singolarmente, per poche ore, durante le mattinate soleggiate. La fioritura non è stagionale ma segue l’andamento delle precipitazioni piovose. I semi sono racchiusi in un piccolo baccello che si apre solo a piena maturazione. La porzione sotterranea è caratterizzata da un unico fittone dal quale si aprono numerose radici fibrose.
La portulaca è un prodotto che appartiene al VI gruppo fondamentale degli alimenti: Ortaggi e Frutti Fonti di vitamina A. Ha un apporto calorico molto basso, fornito principalmente dai carboidrati e dalle proteine. I lipidi sono quantitativamente irrisori ma di ottima qualità. I glucidi sono tendenzialmente semplici (glucosio e fruttosio), i peptidi a basso valore biologico (discreta anche la percentuale di amminoacidi liberi, tra cui l’acido glutammico, l’alanina ecc) e gli acidi grassi insaturi. La portulaca contiene più omega 3 (acido alfa-linolenico – acido grasso essenziale) di qualsiasi altra pianta vegetale a foglia. Gli studi dimostrano anche che la portulaca contiene 0,01 mg/g di acido eicosapentaenoico (EPA – altro omega 3, non propriamente essenziale ma molto attivo dal punto di vista metabolico).
La concentrazione precisa di fibre è sconosciuta; il colesterolo è assente, così come l’istamina, il glutine e il lattosio.
La portulaca contiene molte vitamine, principalmente vitamina A (retinolo ed equivalenti), vitamina C (acido ascorbico), vitamina E (alfa-tocoferolo) e piccole concentrazioni di vitamine B. Ottime anche le concentrazioni di certi minerali come il magnesio, il manganese, il potassio e il ferro (anche se poco biodisponibile).
La portulaca è un alimento che può essere utilizzato in qualsiasi regime alimentare. Non ha controindicazioni per le diete dimagranti in caso di sovrappeso e per gli schemi alimentari concepiti per combattere le patologie metaboliche (ipertensione, diabete mellito tipo 2, ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia ecc). Al contrario, grazie alla sua concentrazione di omega 3 e di vitamine antiossidanti, la portulaca cruda può essere considerata addirittura benefica nel trattamento dei dismetabolismi.
È pertinente anche nell’alimentazione del celiaco, dell’intollerante al lattosio e dell’intollerante all’istamina. Viene ammessa anche nella dieta vegetariana, vegana e di tutte le religioni.
Della portulaca si mangiano i gambi, le foglie e i boccioli dei fiori. Cruda in insalata o cotta, non ha nulla da invidiare a qualunque ortaggio. I metodi di cottura sono prevalentemente: lessatura (in acqua o a vapore), in padella e stufatura (ad esempio nelle zuppe).
La portulaca ha un sapore abbastanza caratteristico ma tenue. I gusti prevalenti sono l’aspro e il salato. Le note acidule, massime nel periodo primaverile e soprattutto quando la pianta viene raccolta nelle prime ore del mattino, sono conferite dall’acido ossalico e dall’acido malico (metabolismo dell’acido crassulaceo – CAM – tipico delle piante che vivono in condizioni di siccità); quelle sapide invece, dai minerali (sodio, magnesio, potassio ecc) e dall’acido glutammico.
In Italia, soprattutto in Campania, la portulaca viene raccolta ed utilizzata a crudo come la rucola selvatica.
In Romagna e nel litorale marchigiano, la portulaca e gli agretti rappresentano le tipiche verdure selvatiche marittime da lessare.
Immancabile nella misticanza tosco-laziale di verdure dell’orto e selvatiche, la portulaca o porcacchia è anche nota (soprattutto in Corsica) come “erba fratesca”; questo nome gli fu attribuito in passato quando i frati passavano regolarmente di casa in casa per riscuotere l’obolo.
In Sicilia, la purciddana (così chiamano la portulaca) è un ingrediente essenziale dell’insalata ferragostana (pomodori, cipolla, olio d’oliva, aceto e sale), ma anche dell’insalata di verdure lesse e delle frittelle (con pastella di farina e acqua).
La portulaca è una pianta erbacea grassa, succulenta, appartenente alla Famiglia botanica Portulacaceae, Genere Portulaca e specie oleracea (P. oleracea). Tendenzialmente spontanea e selvatica, in alcune zone è addirittura considerata infestante. Rustica e resistente, ben tollera i terreni poveri, compatti ed aridi. Grazie alla sua commestibilità, viene coltivata a scopo alimentare umano in oltre 40 tipi di cultivar differenti.
La portulaca si distribuisce, anche grazie all’intervento dell’uomo (antropogenia), in tutto il Vecchio Mondo; è particolarmente diffusa in Nord Africa, in Europa Meridionale, in Medio Oriente (Iran) e nel subcontinente indiano (Malesia e Australasia).
Lo stato delle cultivar di portulaca diffuse nel Nuovo Mondo è incerto. Viene generalmente considerata esotica o aliena, anche se alcune prove suggeriscono una presunta diffusione in epoca precolombiana; pare infatti che la pianta venisse normalmente consumata dai nativi americani, i quali avrebbero successivamente diffuso i semi in tutto il continente.
Naturalizzata anche in altri luoghi, la portulaca viene generalmente considerata infestante.
La portulaca ricopre il terreno creando un microclima favorevole alle piante vicine, stabilizzando l’umidità del terreno. Le sue radici consentono di sfruttare l’acqua e le sostanze nutritive celate in profondità. Il mais ad esempio, si sviluppa seguendo le radici della portulaca che fungono da “trivella” nei terreni più duri e compatti (facilitazione ecologica). Nei terreni incolti, la presenza di portulaca è considerata positiva.


Rosa Canina Tisana sfusa
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